Cos’è il bruxismo e come può aiutarci l’ortodontista

La parola bruxismo può non esserci familiare, ma descrive un fenomeno piuttosto comune che ognuno di noi può aver provato almeno una volta: quello di “serrare o digrignare i denti” quando sottoposti a situazioni di tensione o in condizioni di stress.

Questo disturbo abbastanza diffuso (coinvolgerebbe tra il 5 ed il 20%  degli italiani) avviene in maniera inconsapevole sia durante il giorno che nelle prime fasi del sonno. Può essere causato da fattori genetici, malformazioni mandibolari e problemi di malocclusione, ma può anche fare da spia a disturbi psicopatologici come stress, tensione emotiva, aggressività.
Le conseguenze del bruxismo spaziano dall’usura della superficie masticatoria dei denti (condizione che spesso fa capire all’ortodontista che il paziente ne è affetto) e dalla perdita di smalto a fratture, perdite dentali e dolori dell’articolazione temporo-mandibolare, che spesso causa cefalea.

Per il momento non esiste un trattamento specifico per risolvere questo problema. L’ortodontista può però aiutarci a proteggere i nostri denti con un bite (o byte) dentale, un apparecchio mobile da applicare quando si è sottoposti a stress o durante la notte, e che viene personalizzato sul calco delle arcate dentarie. Esistono in commercio anche bite di dimensioni standard da sciogliere in acqua calda e modellare sui denti, ma bisogna tener presente che possono provocare l’insorgere di altri problemi come l’irritazione delle gengive dovuta ad un suo non completo aderimento.

• Le “inchieste dello specialista del sorriso“: guarda il videoCos’è il bruxismo

Il pediatra e l’ortodontista per una bocca sana del bambino

bambino pediatra prevenzioneIl pediatra è  un punto di riferimento molto importante per tutte le mamme nei primi anni di vita dei loro figli. Segue gli sviluppi psico-fisici dei bambini, ne monitora la crescita, incoraggiando i genitori. Ma il suo ruolo acquisterebbe un valore ancora maggiore se, per quanto riguarda la salute dei denti dei bambini, lavorasse in sinergia con l’ortodontista.
Non è detto infatti che i due professionisti intervengano con le cure in momenti differenti della vita del bambino, o che eseguano diagnosi in conflitto tra loro, o ancora, che suggeriscano cure contrastanti.
Un esempio pratico: se il vostro pediatra nota che il bambino respira con la bocca aperta, potrebbe ipotizzare che abbia il setto nasale deviato, una rinite, o che semplicemente siano presenti alcuni sintomi da raffreddamento in corso. Ma potrebbe lavorare in maniera propositiva se suggerisse di contattare anche un ortodontista, che avrebbe così la possibilità di effettuare la propria diagnosi. Potrebbe essere che il bambino presenti una malocclusione, che potrebbe in questo caso essere diagnosticata e curata in tempo, senza doverlo costringere ad iniziare un trattamento ortodontico in età adolescenziale. Inoltre, l’ortodontista potrebbe risolvere problematiche che, se trascurate, diventano più intense col passare degli anni, come il bruxismo.
E quando la collaborazione tra medici si fa difficile, magari perché i piccoli pazienti sono tanti, la mamma può essere un tramite efficiente tra i due medici. E, prendendo l’iniziativa, può chiedere al pediatra se conosce un bravo ortodontista.