L’importanza dell’Ortodonzia Precoce: guida per Genitori

Per comprendere appieno l’importanza dell’ortodonzia precoce, è fondamentale definire cosa essa significhi e quali vantaggi possa offrire ai giovani pazienti.

L’ortodonzia precoce si riferisce a trattamenti ortodontici che vengono effettuati durante l’infanzia, generalmente tra i 3 e i 6 anni di età.

Questa fase è cruciale, considerando che la prima visita odontoiatrica può avvenire già tra i 12 e i 18 mesi di vita del bambino.

Esaminiamo insieme i principali benefici derivanti dall’ortodonzia precoce:

Guida della Crescita Facciale: L’ortodonzia precoce consente di intervenire durante la fase di sviluppo facciale, promuovendo la corretta crescita delle ossa mascellari e migliorando la posizione dei denti in modo naturale. Ciò può prevenire interventi più invasivi in futuro, come le estrazioni dentali.

Correzione Precoce dei Problemi Ortodontici: La correzione precoce di malocclusioni e disallineamenti dentali può prevenire lo sviluppo di condizioni più gravi in futuro, riducendo la complessità e i costi del trattamento.

Riduzione della Complessità Futura: Trattare precocemente problemi ortodontici può creare spazio sufficiente per l’eruzione dei denti permanenti, riducendo la necessità di interventi più invasivi come l’estrazione dei denti o la chirurgia ortognatica.

Miglioramento della Funzione Masticatoria e della Pronuncia: Correggere problemi di malocclusione può favorire una migliore masticazione e una corretta pronuncia, contribuendo al benessere generale del bambino.

Miglioramento dell’Estetica del Sorriso: Un sorriso ben allineato può migliorare l’autostima del bambino e contribuire alla sua immagine personale.

Riduzione del Tempo di Trattamento Complessivo: Iniziare il trattamento ortodontico in giovane età può abbreviare la durata complessiva del trattamento, rispetto a una correzione effettuata in età adulta.

È importante sottolineare che solo un ortodontista qualificato può valutare se l’ortodonzia precoce è necessaria per un determinato paziente.

Se desideri trovare uno specialista del sorriso nella tua provincia, puoi consultarne uno qui.

Investire nell’ortodonzia precoce può avere benefici a lungo termine per la salute e il benessere del tuo bambino, garantendo un sorriso sano e splendente per tutta la vita.

Il tuo bambino russa o ha un respiro affannoso durante il sonno?

Se la risposta è sì, fermati un momento a leggere, perché potrebbe trattarsi di OSAS, ovvero di sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) nei bambini.

Si tratta di una condizione che può influenzare il sonno e la salute generale dei piccoli.

Saperla riconoscere è importante.

Anche i sintomi più lievi devono essere presi in considerazione al fine di affrontare questo problema e   garantire il benessere dei nostri bambini.

In questo articolo, esploreremo cosa sono le OSAS, quali sono i sintomi da tenere d’occhio e cosa fare se pensi che tuo figlio possa soffrirne.

Cos’è la Sindrome delle Apnee del Sonno (OSAS)?

Le OSAS sono un disturbo del sonno che si verifica quando tuo figlio ha ripetute interruzioni nella respirazione durante il sonno a causa di un ostacolo nelle vie aeree superiori. Queste pause respiratorie possono causare disturbi del sonno e una ridotta ossigenazione del corpo.

Sintomi delle OSAS nei Bambini:

Russare: Se tuo figlio russa spesso, soprattutto con pause nella respirazione o affanno durante il sonno, potrebbe essere un segno di OSAS.

Respiro Affannoso: Noti tuo figlio respirare rumorosamente o in modo irregolare durante il sonno? Potrebbe essere un sintomo di OSAS.

Sonno Agitato: Tuo figlio sembra avere un sonno agitato, con frequenti risvegli notturni o movimenti eccessivi nel letto? Potrebbe essere indicativo di OSAS.

Stanchezza Diurna: La mancanza di sonno di qualità può portare a stanchezza e sonnolenza durante il giorno, influenzando il rendimento scolastico e il comportamento di tuo figlio.

Difficoltà di Concentrazione: I bambini con OSAS possono avere problemi di concentrazione, comportamenti difficili o iperattività durante il giorno a causa della mancanza di sonno.

Cosa Fare se Sospetti le OSAS nel tuo Bambino

Consultare uno Specialista: Se noti uno o più sintomi delle OSAS in tuo figlio, consulta un pediatra e uno specialista in ortodonzia per una valutazione.

Monitorare il Sonno: Tieni un diario del sonno per registrare i sintomi e i comportamenti di tuo figlio durante la notte.

Esplorare i Trattamenti: Il trattamento per le OSAS può includere interventi chirurgici, terapie posizionali, terapie del sonno o dispositivi ortodontici. Il trattamento migliore dipenderà dalla gravità dei sintomi e dalle esigenze del bambino.

Promuovere uno Stile di Vita Salutare: Una dieta equilibrata, regolare attività fisica e una buona routine di sonno possono aiutare a ridurre i sintomi e migliorare la salute generale di tuo figlio.

Riconoscere i sintomi delle OSAS nei bambini è essenziale per intervenire precocemente e garantire un sonno riposante e una buona salute generale.

Se hai dubbi o preoccupazioni sul sonno di tuo figlio, non esitare a consultare uno specialista per una valutazione completa delle possibili cause.

La salute di tuo figlio è importante, e affrontare le OSAS può contribuire al suo benessere a lungo termine.

Sorrisi Sani: guida per genitori sull’ortodonzia e l’odontoiatria pediatrica

L’Importanza dell’Ortodonzia Infantile Preventiva

Quando i sorrisi dei bambini iniziano a prendere forma, è il momento perfetto per parlare di ortodonzia preventiva o intercettiva.

L’età giusta: quando iniziare?

Il consiglio è di iniziare il primo contatto con il pedodontista già dai 24/36 mesi di età, affinchè ci sia un approccio più facile, agevole e un imprinting decisamente migliore.

Tuttavia, è di fondamentale importanza intervenire con una visita mirata già verso i  6 o 7 anni, ovvero durante la formazione dei denti e la crescita delle basi osee: a questa età è possibile fare la differenza per il futuro sorriso dei bambini.

È da sottolineare che non tutte le problematiche richiedono un intervento immediato.

Tuttavia, esistono 2 condizioni specifiche che richiedono un’attenzione precoce: il morso crociato e i denti superiori sporgenti.

Il crossbite – o morso incrociato – può influenzare la crescita armoniosa della mascella, mentre denti superiori sporgenti aumentano il rischio di fratture dentali.

La valutazione tempestiva del team odontoiatrico aiuta a comprendere la gravità del problema e il momento giusto per l’intervento.

Ortodonzia Intercettiva: Un’Alleata nei Primissimi Anni

Parliamo ora di un approccio ancora più attivo: l’ortodonzia intercettiva.

Questa tappa inizia durante la fase iniziale dell’odontoiatria pediatrica, puntando a ridurre la complessità dei trattamenti successivi.

Quando il bambino ha tutti i denti permanenti tra i 12 e i 14 anni, l’ortodonzia interviene con correzioni minori e tempi più brevi.

La chiave del successo?

Gli strumenti ortodontici adatti ai bambini e adolescenti. L’ortodonzia intercettiva diventa così un investimento nella salute orale a lungo termine, garantendo uno sviluppo armonioso e un sorriso radiante negli anni a venire.

Il ruolo del Pedodontista: Guida Esperta per i Sorrisi in evoluzione

Oltre all’ortodonzia, c’è un alleato prezioso per la salute orale dei nostri bambini: il dentista pediatrico, o pedodontista. Con una formazione tecnica e scientifica, questo professionista è in grado di diagnosticare, prevenire, trattare e monitorare problemi dentali dai più piccoli agli adolescenti, collaborando con genitori e tutori.

Il pedodontista non solo offre cure, ma svolge un ruolo educativo cruciale:

  • Orientare i Genitori: Fornisce preziosi consigli sulla salute orale dei giovani.
  • Insegnare Buone Abitudini: Sensibilizza i più piccoli e insegna loro buone pratiche dentistiche.
  • Deviazioni Precoce: Identifica deviazioni con potenziali impatti sulle strutture dentali.
  • Fattori di Rischio e Strategie Preventive: Progetta strategie preventive personalizzate per identificare e mitigare i rischi.
  • Indirizzamento a Specialità: In caso di problemi più complessi, guida i pazienti verso servizi specializzati.

La visita dal pedodontista è consigliata fin dalla comparsa dei primi denti, perché aiuta a salvaguardare i sorrisi dei bambini è un investimento per il loro futuro.

Contenzione: ma quanti tipi esistono?

Conosci le tipologie di Contenzione utilizzate?

Nello scorso articolo ci siamo occupati della contenzione attiva e passiva.

Vediamo ora insieme quali sono nel dettaglio le 3 tipologie di contenzione più utilizzate.

TIPO 1: FILO METALLICO

Il filo metallico viene posizionato in modo fisso nella parte interna delle arcate.

Si tratta di una tipologia di contenzione passiva ed è un metodo utilizzabile quando i denti sono tutti permanenti, per contrastare il rischio di recidiva dell’affollamento dentale.

Ha il vantaggio di essere invisibile, ma comporta maggiori accortezze e attenzioni nella pulizia quotidiana dei denti. Può staccarsi in uno o più punti nel corso del tempo per le forze della masticazione e in questo caso va riposizionato direttamente dal tuo Specialista del Sorriso.

TIPOLOGIA 2: APPARECCHI RIMOVIBILI IN RESINA

Ne esistono di più tipi e richiedono una attiva collaborazione da parte dei pazienti, sebbene di solito vadano indossati prevalentemente di notte, salvo diversa prescrizione.

Hanno il vantaggio di essere rimovibili e quindi di consentire più facilmente di mangiare e lavarsi i denti normalmente, garantendo una migliore igiene orale.

TIPOLOGIA 3: MASCHERINE INVISIBILI

Le mascherine invisibili richiedono la collaborazione attiva da parte del paziente.

In genere, hanno uno spessore che copre la superficie masticante dei denti, abbracciano i denti impedendo movimenti indesiderati.

Solitamente sono tra le più utilizzate perché poco ingombranti e rimovibili, garantendo una ottima possibilità di igiene orale.

Per la loro composizione in polimero, è possibile che subiscano rottura e/o usura, soprattutto in caso di bruxismo o serramento, ovvero quando il paziente serra con forza i denti durante il sonno.

E tu le conoscevi già?

Se vuoi saperne di più, chiedi maggiori informazioni al tuo Specialista del Sorriso e resta sintonizzato sul nostro blog.

Contenzione: ma serve sempre?

Iniziamo da qui: la contenzione è la fase che segue la conclusione del trattamento ortodontico pensata per impedire ai denti di tornare nella loro posizione iniziale e assicurarti che i risultati ottenuti durino nel tempo.

In questo articolo ci occupiamo di 2 domande fondamentali che ci vengono spesso poste dai pazienti.

Dottore/Dottoressa ma devo fare per forza la fase di Contenzione dopo il trattamento ortodontico?

La risposta è: SI.

Che si tratti di ortodonzia fissa (per intenderci con le stelline o brackets) o di ortodonzia mobile, o ortodonzia con allineatori trasparenti, la fase di contenzione è una fase FONDAMENTALE e VITALE per garantire il mantenimento del risultato.

Domanda n. 2: Se i denti si spostano vuol dire che non è andato bene il trattamento, ALLORA?

Questa volta la risposta è NO.

Il trattamento si presuppone vada a buon fine, sia per l’occlusione che l’allineamento corretto dei denti. Tuttavia, dobbiamo tenere presente un presupposto.

I denti si muovono nel tempo, per rimodellamento delle basi ossee, per effetto dei carichi masticatori e per le forze muscolari.

E questo prescinde dalla crescita, perché SIAMO SEMPRE IN EVOLUZIONE.

Quindi, assodato che la CONTENZIONE è la nostra migliore amica per mantenere i risultati del trattamento ortodontico a qualsiasi età, iniziamo a vedere quali tipi di contenzione esistono.

Prime macrocategorie: contenzione Attiva o passiva?

La contenzione passiva serve a consolidare la posizione dei denti, grazie all’aiuto di apparecchi specifici.

Quella attiva aiuta a contrastare gli stimoli nocivi che possono spingere i denti peggiorandone la posizione o modificare in negativo la crescita del viso.

I peggiori nemici di un risultato stabile sono la spinta della lingua in mezzo ai denti e tutte le alterazioni delle funzioni orali.

Se vuoi saperne di più, chiedi maggiori informazioni al tuo Specialista del Sorriso e resta sintonizzat* su questo Blog.

Sindrome da Biberon: cos’è e come si previene

Un bimbo piccolo ha i suoi ritmi di sonno e veglia.

Tuttavia, non è sempre facile accompagnarlo in questo ciclo. Pertanto, spesso e volentieri, i genitori ricorrono ad alcuni escamotage per aiutare il proprio bambino a rilassarsi.

Una delle abitudini più frequenti è quella di dare al bimbo il biberon con latte, camomilla o succhi di frutta zuccherini al momento della nanna, oppure quello di dare al bimbo il ciuccio imbevuto di miele o altre sostanze dolci.

L’intento, seppure positivo, non sortisce però effetti benevoli nella bocca del bimbo, poiché questa abitudine può causare proprio conseguenze indesiderate sui denti decidui.

Questo perché durante la nanna la salivazione tende a ridursi, con la conseguente ridotta capacità di proteggere i denti dalle carie.

Questa sindrome non riguarda solo bambini più grandicelli, ma anche quelli che sono sotto i 4 anni di età.

Cosa accade?

I dentini a contatto costante con le sostanze zuccherine per un tempo prolungato iniziano il processo di demineralizzione dello smalto, rendendosi più vulnerabili all’insorgenza della carie.

Contrariamente a quello che si pensa, infatti, le carie dei dentini decidui sono dolorose e possono anche causare ascessi.

Come si gestisce?

La sindrome da Biberon ha una sola terapia: la prevenzione.

Attuare una buona igiene orale sin dalla precoce età è essenziale, introducendo alcune variazioni alle abitudini solite, come ad esempio:

• Evitare che il bambino si addormenti con un biberon che contiene qualcosa di diverso dall’acqua.  

• Assolutamente da evitare la prassi di dare al bambino il ciuccio intinto di qualcosa di dolce.

• Aiutare il bambino a mantenere un piano alimentare sano, favorendo l’introduzione di cibi più sani e riducendo quelli processati e soprattutto ad alto contenuto di zucchero.

• Ridurre il più possibile i fuori-pasto.

E se le abitudini sono già piuttosto consolidate?

Per quanto riguarda i liquidi, si può iniziare a dismettere l’abitudine di far bere al bimbo bevande dolci diluendole in modo significativo con acqua per le prime settimane, per poi agevolare il passaggio a SOLO ACQUA, che ha un effetto estremamente positivo non solo sulla salute orale ma anche sui livelli di idratazione.

Cosa fare se i dentini si sono già cariati?

Naturalmente, in caso in cui i dentini frontali risentano già delle carie o di una forte demineralizzazione, è opportuno recarsi dal Tuo Specialista del Sorriso per iniziare le prime cure e mettere in salvo i dentini decidui e preservarli fino alla permuta.

Click mandibolari: c’è da preoccuparsi?

Ti sarà capitato di sentire di persone che vivono azioni semplici come parlare, masticare, ridere o sbadigliare in modo meno sereno di quello che immagini.

Questo può essere anche dovuto ad un sintomo, che si presenta come un suono localizzato nell’articolazione temporo-mandibolare: un suono che è come un click percepibile.

Questo sintomo può essere rilevato sia da pazienti adulti che da pazienti più giovani e di fatto si tratta di un fenomeno molto più frequente di quanto si pensi, di solito (non sempre) accompagnata da dolore a carico dell’articolazione temporo-mandibolare.

Ti ricordiamo che questa articolazione è proprio quella che connette la mandibola al cranio e che entra in azione ogni volta che si compiono le azioni più semplici come masticare, parlare, sbadigliare, ecc.

Il movimento della mandibola dovrebbe essere scorrevole e a questo provvede il disco articolare.

Quando si avvertono i click, quando non diventano veri e propri blocchi della mandibola in apertura o chiusura della bocca, ci si trova davanti a una mancanza di coordinazione fra disco articolare e articolazione, che ha una causa patologica e richiede un’attenta diagnosi e una specifica terapia. 

Quali sono i fattori coinvolti?

I fattori coinvolti possono essere numerosi.

Quelli più noti e chiamati in causa sono i problemi di malocclusione (il rapporto scorretto tra le arcate dentarie, di solito conseguenza della perdita dei denti posteriori), a cui spesso si associa il bruxismo, ovvero il disturbo per il quale mascella e mandibola sono portate a contrarsi o sfregare in modo inconscio l’una contro l’altra.

Come si risolve?

Se il disturbo è lieve e occasionale, in generale non occorrono particolari provvedimenti, se non l’eventuale ricorso a terapie sintomatiche, per esempio con farmaci miorilassanti che riducono la tensione muscolare, o analgesici per alleviare il dolore. 

Qualora, invece, il disturbo persista, o peggiori e si associ a sintomatologie dolore come mal di testa o altri sintomi, è consigliabile un attento studio delle arcate dentarie e dell’occlusione.

Qualora si evidenzino, infatti, problemi di malocclusione è opportuno correggerli con terapie ortodontiche apposite. Se la situazione è condizionata dalla mancanza di elementi dentali persi, è importante valutare la situazione globale ed eventualmente intervenire con la sostituzione degli elementi dentari mancanti con impianti o protesi. Ovviamente, questa seconda evenienza riguarda per lo più il paziente adulto.

Se la causa prevalente è il bruxismo o il serramento, può rivelarsi utile il ricorso a specifici bite, realizzati in modo personalizzato dal tuo Specialista del Sorriso dopo attenta valutazione.

La diagnosi come sempre fa la differenza e deve essere altamente precisa e personalizzata.

Per questo, ti consigliamo sempre di rivolgerti al tuo Specialista del Sorriso.

Lo trovi qui: https://asio-online.it/specialisti/

Perché è importante l’ortodonzia precoce?

Prima di tutto, spieghiamo cosa è l’ortodonzia precoce.

Come anticipano le parole stesse, si tratta di un trattamento che viene effettuato in giovane età del paziente, presentando diversi vantaggi. Per giovane età, intendiamo in una età compresa tra i 5 e gli 8 anni.

Questo ricordando che la prima visita odontoiatrica per intercettare eventuali disarmonie o caratteristiche occlusali in progressione può già essere effettuata tra i 12 e i 18 mesi di vita del piccolo paziente.

Vediamo, quindi, insieme quali sono le categorie di vantaggi offerti dall’ortodonzia precoce.

Il primo vantaggio è di tipo terapeutico, poiché può aiutare a ridurre i tempi di trattamento.

Il secondo è che può aiutare a ridurre i costi di un tardivo trattamento ortodontico.

Per specificare nel dettaglio, l’ortodonzia precoce può di fatto realizzare una serie di benefici quali:

  • Guida della crescita e dello sviluppo facciale: l’ortodonzia precoce consente di intervenire durante la fase di crescita e sviluppo dei denti e delle ossa facciali, coadiuvando la corretta crescita delle ossa mascellari e migliorando la posizione dei denti in modo naturale, prevenendo ad esempio estrazioni dentali.
  • Correzione precoce dei problemi ortodontici: ad esempio, la correzione precoce di malocclusioni, disallineamenti dentali e problemi di occlusione può prevenire lo sviluppo di condizioni più gravi in futuro, che richiederebbero un trattamento più lungo e costoso.
  • Riduzione della complessità del trattamento futuro: trattando precocemente determinati problemi ortodontici, si può creare spazio sufficiente per l’eruzione dei denti permanenti, evitando sovrapposizioni e affollamenti dentali, riducendo la necessità di interventi più complessi, come l’estrazione dei denti permanenti o la chirurgia ortognatica.
  • Miglioramento della funzione masticatoria e della pronuncia: correggere problemi di malocclusione e allineamento dei denti può favorire una migliore masticazione e una corretta fonetica, evitando problemi di digestione o difficoltà nella comunicazione.
  • Miglioramento dell’estetica del sorriso: Trattare precocemente problemi ortodontici può migliorare l’estetica del sorriso nel tempo e di conseguenza anche l’autostima del paziente. Un sorriso ben allineato e armonioso può contribuire a migliorare la fiducia in sé stessi e l’immagine personale.
  • Riduzione del tempo complessivo di trattamento: iniziare il trattamento ortodontico in giovane età può consentire di correggere i problemi ortodontici più rapidamente. Ciò significa che la durata totale del trattamento potrebbe essere ridotta rispetto a una correzione effettuata in età adulta, quando i problemi possono essere più complessi.

Ti ricordiamo che solo un ortodontista qualificato può valutare se l’ortodonzia precoce è necessaria e appropriata per un paziente specifico.

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Consigli per i genitori: le cose da non dire a tu* figli* per la prima visita odontoiatrica

Il ruolo dei genitori è sempre cruciale nell’approccio e nella crescita dei bambini.

Anche l’approccio al dentista non fa eccezione a questa regola. Diremmo, anzi, che proprio i genitori giocano un ruolo chiave nell’attitudine alla salute orale e ancor meglio nell’avvicinamento al dentista e alla terapia ortodontica.

Come spesso abbiamo ripetuto, la terapia ortodontica ha successo per diversi fattori: tra questi riconosciamo la compliance, ovvero la partecipazione proattiva e collaborativa del paziente, ma anche dei genitori.

In questa ottica, la comunicazione espressa dai genitori è un elemento di attenzione, al fine di motivare il proprio figlio al trattamento e seguirlo nel tempo.

Abbiamo, quindi, stilato alcune espressioni e locuzioni verbali che consigliamo ai genitori di NON utilizzare se vogliamo mantenere alto il livello proattivo e motivazionale del paziente.

Queste le espressioni più comuni da EVITARE:

E’ per il tuo bene. Questa frase è in realtà poco efficace, poiché non si basa sulla comprensione dello stato d’animo del piccolo paziente, quanto sulla necessità della cura, e viene interpretato come una forzatura. Meglio fermarsi a comprendere COME si sente tu* figli* e aiutarlo nel percorso con più serenità, dopo aver ascoltato le sue emozioni;

E’ un trattamento che ha una spesa – oppure – ti abbiamo fatto fare una terapia che ha un impegno e un costo… Per quanto queste parole abbiano una verità insita, non è il sacrificio che motiva i piccoli pazienti, anzi. La collaborazione che ne deriva è basata più su un senso di colpa che su una reale comprensione dell’efficacia del trattamento.

Se non vuoi continuare, smontiamo l’apparecchio e ti arrangi. Una frase che può essere dettata dalla frustrazione e dalla difficoltà. Certamente un trattamento non può essere imposto, ma va spiegato con parole semplici e comprensibili, affinché i piccoli pazienti possano capirne il senso.

Spesso il “quitting”, cioè l’abbandono del trattamento è dettato dalla incapacità del piccolo paziente di gestire emozioni e abitudini variate derivanti dal trattamento stesso.

Pertanto, la prima cosa da fare è assicurarsi, insieme allo Specialista del Sorriso, di avere chiara la sostenibilità del trattamento durante la quotidianità del piccolo paziente.

Solo allora sarà possibile per i genitori aiutare il proprio figlio/figlia a:

  • Mantenere una igiene orale corretta, magari attivando rituali insieme che regalino anche un beneficio di tempo di qualità alla relazione genitore-bambin*;
  • Aiutare tu* figli* a evitare cibi che rendano difficile gestire un apparecchio e spostare la sua attenzione su quelli che invece può concedersi;
  • Controllare, senza pressare, che l’apparecchio venga indossato, soprattutto in caso di terapie funzionali mobili, dove è richiesta una maggiore partecipazione del paziente nella terapia.

Per avere maggiori dettagli sull’approccio con tu* figli* ti ricordiamo di rivolgerti al tuo Specialista del Sorriso nella tua provincia di pertinenza.

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La sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno.

Il nome più comune di questa sindrome è OSAS, che è l’acronimo inglese della c.d. Sindrome da Apnea Ostruttiva del Sonno, i cui sintomi possono essere osservati già in età pediatrica.

Perché è così importante?

La sindrome OSAS può avere effetti avversi importanti sulla salute generale, sullo stile di vita e sulle funzioni vitali di adulti e dei piccoli pazienti.

Come si manifesta?

La sindrome OSAS è spesso causata da una serie di condizioni e abitudini, nonché di disarmonie anatomiche.

In genere chi è affetto da questa sindrome, durante il sonno ha molti periodi in cui il respiro si ferma per alcuni secondi, talvolta anche per 10 secondi o più.

E’ riscontrato nella maggioranza dei casi, che il soggetto si svegli poco dopo l’episodio di interruzione della respirazione per ricominciare a respirare e che raramente ricorda le volte in cui si è svegliato.

E’ altresì possibile, che ci siano casi in cui la respirazione si presenti lenta e superficiale. In tal caso si parla di ipopnea. Poiché possono verificarsi anche questi episodi di ipopnea, in tal caso spesso i medici usano il termine “sindrome ostruttiva dell’apnea/ipopnea notturna”.

L’OSAS è una patologia molto comune e a causarla o aggravarla, spesso ci  sono condizioni di rischio quali:

  • Sovrappeso e obesità, in particolare i soggetti con collo spesso, poiché il grasso in eccesso nel collo può schiacciare le vie respiratorie
  • Tonsille ingrossate
  • Disarmonia dell’occlusione, come nel caso di una arcata inferiore piccola o sfuggente (una mandibola più arretrata del normale).
  • Posizione supina nel sonno, piuttosto che su un fianco.
  • Familiarità con la sindrome OSAS.

Questo per quanto riguarda i più piccini.

Negli adulti aggiungiamo questi fattori di rischio:

  • Assunzione di alcohol, che rilassa i muscoli più del solito e rende il cervello meno sensibile a un episodio di apnea. Ciò può portare a episodi di apnea più gravi in persone che altrimenti potrebbero avere una OSAS lieve.
  • Assunzione di farmaci sedativi come sonniferi o tranquillanti
  • Fumare

Quali sono i sintomi più evidenti che è il caso di rilevare, nel caso si sospetti che il paziente soffra di OSAS?

Vediamo insieme i sintomi notturni, ma anche le conseguenze diurne.

I sintomi notturni possono consistere in:

  • russamento,
  • respirazione rumorosa o ansimante,
  • frammentazione del sonno,
  • sonno agitato,
  • sudorazione eccessiva
  • risvegli frequenti.

I sintomi diurni possono comprendere:

  • respirazione prevalentemente orale
  • voce nasale (rinolatia)
  • problemi di attenzione e di rendimento
  • irritabilità e sbalzi di umore
  • sonnolenza e affaticamento,
  • iperattività,
  • scarso appetito
  • stanchezza cronica
  • mal di testa per lo più mattutino.

La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno può essere intercettata dal tuo Specialista del Sorriso di fiducia anche in virtù dell’implicazione dei difetti occlusali.

Rivolgiti al tuo Specialista per saperne di più.