Sorrisi Sani: guida per genitori sull’ortodonzia e l’odontoiatria pediatrica

L’Importanza dell’Ortodonzia Infantile Preventiva

Quando i sorrisi dei bambini iniziano a prendere forma, è il momento perfetto per parlare di ortodonzia preventiva o intercettiva.

L’età giusta: quando iniziare?

Il consiglio è di iniziare il primo contatto con il pedodontista già dai 24/36 mesi di età, affinchè ci sia un approccio più facile, agevole e un imprinting decisamente migliore.

Tuttavia, è di fondamentale importanza intervenire con una visita mirata già verso i  6 o 7 anni, ovvero durante la formazione dei denti e la crescita delle basi osee: a questa età è possibile fare la differenza per il futuro sorriso dei bambini.

È da sottolineare che non tutte le problematiche richiedono un intervento immediato.

Tuttavia, esistono 2 condizioni specifiche che richiedono un’attenzione precoce: il morso crociato e i denti superiori sporgenti.

Il crossbite – o morso incrociato – può influenzare la crescita armoniosa della mascella, mentre denti superiori sporgenti aumentano il rischio di fratture dentali.

La valutazione tempestiva del team odontoiatrico aiuta a comprendere la gravità del problema e il momento giusto per l’intervento.

Ortodonzia Intercettiva: Un’Alleata nei Primissimi Anni

Parliamo ora di un approccio ancora più attivo: l’ortodonzia intercettiva.

Questa tappa inizia durante la fase iniziale dell’odontoiatria pediatrica, puntando a ridurre la complessità dei trattamenti successivi.

Quando il bambino ha tutti i denti permanenti tra i 12 e i 14 anni, l’ortodonzia interviene con correzioni minori e tempi più brevi.

La chiave del successo?

Gli strumenti ortodontici adatti ai bambini e adolescenti. L’ortodonzia intercettiva diventa così un investimento nella salute orale a lungo termine, garantendo uno sviluppo armonioso e un sorriso radiante negli anni a venire.

Il ruolo del Pedodontista: Guida Esperta per i Sorrisi in evoluzione

Oltre all’ortodonzia, c’è un alleato prezioso per la salute orale dei nostri bambini: il dentista pediatrico, o pedodontista. Con una formazione tecnica e scientifica, questo professionista è in grado di diagnosticare, prevenire, trattare e monitorare problemi dentali dai più piccoli agli adolescenti, collaborando con genitori e tutori.

Il pedodontista non solo offre cure, ma svolge un ruolo educativo cruciale:

  • Orientare i Genitori: Fornisce preziosi consigli sulla salute orale dei giovani.
  • Insegnare Buone Abitudini: Sensibilizza i più piccoli e insegna loro buone pratiche dentistiche.
  • Deviazioni Precoce: Identifica deviazioni con potenziali impatti sulle strutture dentali.
  • Fattori di Rischio e Strategie Preventive: Progetta strategie preventive personalizzate per identificare e mitigare i rischi.
  • Indirizzamento a Specialità: In caso di problemi più complessi, guida i pazienti verso servizi specializzati.

La visita dal pedodontista è consigliata fin dalla comparsa dei primi denti, perché aiuta a salvaguardare i sorrisi dei bambini è un investimento per il loro futuro.

Contenzione: ma serve sempre?

Iniziamo da qui: la contenzione è la fase che segue la conclusione del trattamento ortodontico pensata per impedire ai denti di tornare nella loro posizione iniziale e assicurarti che i risultati ottenuti durino nel tempo.

In questo articolo ci occupiamo di 2 domande fondamentali che ci vengono spesso poste dai pazienti.

Dottore/Dottoressa ma devo fare per forza la fase di Contenzione dopo il trattamento ortodontico?

La risposta è: SI.

Che si tratti di ortodonzia fissa (per intenderci con le stelline o brackets) o di ortodonzia mobile, o ortodonzia con allineatori trasparenti, la fase di contenzione è una fase FONDAMENTALE e VITALE per garantire il mantenimento del risultato.

Domanda n. 2: Se i denti si spostano vuol dire che non è andato bene il trattamento, ALLORA?

Questa volta la risposta è NO.

Il trattamento si presuppone vada a buon fine, sia per l’occlusione che l’allineamento corretto dei denti. Tuttavia, dobbiamo tenere presente un presupposto.

I denti si muovono nel tempo, per rimodellamento delle basi ossee, per effetto dei carichi masticatori e per le forze muscolari.

E questo prescinde dalla crescita, perché SIAMO SEMPRE IN EVOLUZIONE.

Quindi, assodato che la CONTENZIONE è la nostra migliore amica per mantenere i risultati del trattamento ortodontico a qualsiasi età, iniziamo a vedere quali tipi di contenzione esistono.

Prime macrocategorie: contenzione Attiva o passiva?

La contenzione passiva serve a consolidare la posizione dei denti, grazie all’aiuto di apparecchi specifici.

Quella attiva aiuta a contrastare gli stimoli nocivi che possono spingere i denti peggiorandone la posizione o modificare in negativo la crescita del viso.

I peggiori nemici di un risultato stabile sono la spinta della lingua in mezzo ai denti e tutte le alterazioni delle funzioni orali.

Se vuoi saperne di più, chiedi maggiori informazioni al tuo Specialista del Sorriso e resta sintonizzat* su questo Blog.

Sindrome da Biberon: cos’è e come si previene

Un bimbo piccolo ha i suoi ritmi di sonno e veglia.

Tuttavia, non è sempre facile accompagnarlo in questo ciclo. Pertanto, spesso e volentieri, i genitori ricorrono ad alcuni escamotage per aiutare il proprio bambino a rilassarsi.

Una delle abitudini più frequenti è quella di dare al bimbo il biberon con latte, camomilla o succhi di frutta zuccherini al momento della nanna, oppure quello di dare al bimbo il ciuccio imbevuto di miele o altre sostanze dolci.

L’intento, seppure positivo, non sortisce però effetti benevoli nella bocca del bimbo, poiché questa abitudine può causare proprio conseguenze indesiderate sui denti decidui.

Questo perché durante la nanna la salivazione tende a ridursi, con la conseguente ridotta capacità di proteggere i denti dalle carie.

Questa sindrome non riguarda solo bambini più grandicelli, ma anche quelli che sono sotto i 4 anni di età.

Cosa accade?

I dentini a contatto costante con le sostanze zuccherine per un tempo prolungato iniziano il processo di demineralizzione dello smalto, rendendosi più vulnerabili all’insorgenza della carie.

Contrariamente a quello che si pensa, infatti, le carie dei dentini decidui sono dolorose e possono anche causare ascessi.

Come si gestisce?

La sindrome da Biberon ha una sola terapia: la prevenzione.

Attuare una buona igiene orale sin dalla precoce età è essenziale, introducendo alcune variazioni alle abitudini solite, come ad esempio:

• Evitare che il bambino si addormenti con un biberon che contiene qualcosa di diverso dall’acqua.  

• Assolutamente da evitare la prassi di dare al bambino il ciuccio intinto di qualcosa di dolce.

• Aiutare il bambino a mantenere un piano alimentare sano, favorendo l’introduzione di cibi più sani e riducendo quelli processati e soprattutto ad alto contenuto di zucchero.

• Ridurre il più possibile i fuori-pasto.

E se le abitudini sono già piuttosto consolidate?

Per quanto riguarda i liquidi, si può iniziare a dismettere l’abitudine di far bere al bimbo bevande dolci diluendole in modo significativo con acqua per le prime settimane, per poi agevolare il passaggio a SOLO ACQUA, che ha un effetto estremamente positivo non solo sulla salute orale ma anche sui livelli di idratazione.

Cosa fare se i dentini si sono già cariati?

Naturalmente, in caso in cui i dentini frontali risentano già delle carie o di una forte demineralizzazione, è opportuno recarsi dal Tuo Specialista del Sorriso per iniziare le prime cure e mettere in salvo i dentini decidui e preservarli fino alla permuta.

Click mandibolari: c’è da preoccuparsi?

Ti sarà capitato di sentire di persone che vivono azioni semplici come parlare, masticare, ridere o sbadigliare in modo meno sereno di quello che immagini.

Questo può essere anche dovuto ad un sintomo, che si presenta come un suono localizzato nell’articolazione temporo-mandibolare: un suono che è come un click percepibile.

Questo sintomo può essere rilevato sia da pazienti adulti che da pazienti più giovani e di fatto si tratta di un fenomeno molto più frequente di quanto si pensi, di solito (non sempre) accompagnata da dolore a carico dell’articolazione temporo-mandibolare.

Ti ricordiamo che questa articolazione è proprio quella che connette la mandibola al cranio e che entra in azione ogni volta che si compiono le azioni più semplici come masticare, parlare, sbadigliare, ecc.

Il movimento della mandibola dovrebbe essere scorrevole e a questo provvede il disco articolare.

Quando si avvertono i click, quando non diventano veri e propri blocchi della mandibola in apertura o chiusura della bocca, ci si trova davanti a una mancanza di coordinazione fra disco articolare e articolazione, che ha una causa patologica e richiede un’attenta diagnosi e una specifica terapia. 

Quali sono i fattori coinvolti?

I fattori coinvolti possono essere numerosi.

Quelli più noti e chiamati in causa sono i problemi di malocclusione (il rapporto scorretto tra le arcate dentarie, di solito conseguenza della perdita dei denti posteriori), a cui spesso si associa il bruxismo, ovvero il disturbo per il quale mascella e mandibola sono portate a contrarsi o sfregare in modo inconscio l’una contro l’altra.

Come si risolve?

Se il disturbo è lieve e occasionale, in generale non occorrono particolari provvedimenti, se non l’eventuale ricorso a terapie sintomatiche, per esempio con farmaci miorilassanti che riducono la tensione muscolare, o analgesici per alleviare il dolore. 

Qualora, invece, il disturbo persista, o peggiori e si associ a sintomatologie dolore come mal di testa o altri sintomi, è consigliabile un attento studio delle arcate dentarie e dell’occlusione.

Qualora si evidenzino, infatti, problemi di malocclusione è opportuno correggerli con terapie ortodontiche apposite. Se la situazione è condizionata dalla mancanza di elementi dentali persi, è importante valutare la situazione globale ed eventualmente intervenire con la sostituzione degli elementi dentari mancanti con impianti o protesi. Ovviamente, questa seconda evenienza riguarda per lo più il paziente adulto.

Se la causa prevalente è il bruxismo o il serramento, può rivelarsi utile il ricorso a specifici bite, realizzati in modo personalizzato dal tuo Specialista del Sorriso dopo attenta valutazione.

La diagnosi come sempre fa la differenza e deve essere altamente precisa e personalizzata.

Per questo, ti consigliamo sempre di rivolgerti al tuo Specialista del Sorriso.

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Perché è importante l’ortodonzia precoce?

Prima di tutto, spieghiamo cosa è l’ortodonzia precoce.

Come anticipano le parole stesse, si tratta di un trattamento che viene effettuato in giovane età del paziente, presentando diversi vantaggi. Per giovane età, intendiamo in una età compresa tra i 5 e gli 8 anni.

Questo ricordando che la prima visita odontoiatrica per intercettare eventuali disarmonie o caratteristiche occlusali in progressione può già essere effettuata tra i 12 e i 18 mesi di vita del piccolo paziente.

Vediamo, quindi, insieme quali sono le categorie di vantaggi offerti dall’ortodonzia precoce.

Il primo vantaggio è di tipo terapeutico, poiché può aiutare a ridurre i tempi di trattamento.

Il secondo è che può aiutare a ridurre i costi di un tardivo trattamento ortodontico.

Per specificare nel dettaglio, l’ortodonzia precoce può di fatto realizzare una serie di benefici quali:

  • Guida della crescita e dello sviluppo facciale: l’ortodonzia precoce consente di intervenire durante la fase di crescita e sviluppo dei denti e delle ossa facciali, coadiuvando la corretta crescita delle ossa mascellari e migliorando la posizione dei denti in modo naturale, prevenendo ad esempio estrazioni dentali.
  • Correzione precoce dei problemi ortodontici: ad esempio, la correzione precoce di malocclusioni, disallineamenti dentali e problemi di occlusione può prevenire lo sviluppo di condizioni più gravi in futuro, che richiederebbero un trattamento più lungo e costoso.
  • Riduzione della complessità del trattamento futuro: trattando precocemente determinati problemi ortodontici, si può creare spazio sufficiente per l’eruzione dei denti permanenti, evitando sovrapposizioni e affollamenti dentali, riducendo la necessità di interventi più complessi, come l’estrazione dei denti permanenti o la chirurgia ortognatica.
  • Miglioramento della funzione masticatoria e della pronuncia: correggere problemi di malocclusione e allineamento dei denti può favorire una migliore masticazione e una corretta fonetica, evitando problemi di digestione o difficoltà nella comunicazione.
  • Miglioramento dell’estetica del sorriso: Trattare precocemente problemi ortodontici può migliorare l’estetica del sorriso nel tempo e di conseguenza anche l’autostima del paziente. Un sorriso ben allineato e armonioso può contribuire a migliorare la fiducia in sé stessi e l’immagine personale.
  • Riduzione del tempo complessivo di trattamento: iniziare il trattamento ortodontico in giovane età può consentire di correggere i problemi ortodontici più rapidamente. Ciò significa che la durata totale del trattamento potrebbe essere ridotta rispetto a una correzione effettuata in età adulta, quando i problemi possono essere più complessi.

Ti ricordiamo che solo un ortodontista qualificato può valutare se l’ortodonzia precoce è necessaria e appropriata per un paziente specifico.

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Consigli per i genitori: le cose da non dire a tu* figli* per la prima visita odontoiatrica

Il ruolo dei genitori è sempre cruciale nell’approccio e nella crescita dei bambini.

Anche l’approccio al dentista non fa eccezione a questa regola. Diremmo, anzi, che proprio i genitori giocano un ruolo chiave nell’attitudine alla salute orale e ancor meglio nell’avvicinamento al dentista e alla terapia ortodontica.

Come spesso abbiamo ripetuto, la terapia ortodontica ha successo per diversi fattori: tra questi riconosciamo la compliance, ovvero la partecipazione proattiva e collaborativa del paziente, ma anche dei genitori.

In questa ottica, la comunicazione espressa dai genitori è un elemento di attenzione, al fine di motivare il proprio figlio al trattamento e seguirlo nel tempo.

Abbiamo, quindi, stilato alcune espressioni e locuzioni verbali che consigliamo ai genitori di NON utilizzare se vogliamo mantenere alto il livello proattivo e motivazionale del paziente.

Queste le espressioni più comuni da EVITARE:

E’ per il tuo bene. Questa frase è in realtà poco efficace, poiché non si basa sulla comprensione dello stato d’animo del piccolo paziente, quanto sulla necessità della cura, e viene interpretato come una forzatura. Meglio fermarsi a comprendere COME si sente tu* figli* e aiutarlo nel percorso con più serenità, dopo aver ascoltato le sue emozioni;

E’ un trattamento che ha una spesa – oppure – ti abbiamo fatto fare una terapia che ha un impegno e un costo… Per quanto queste parole abbiano una verità insita, non è il sacrificio che motiva i piccoli pazienti, anzi. La collaborazione che ne deriva è basata più su un senso di colpa che su una reale comprensione dell’efficacia del trattamento.

Se non vuoi continuare, smontiamo l’apparecchio e ti arrangi. Una frase che può essere dettata dalla frustrazione e dalla difficoltà. Certamente un trattamento non può essere imposto, ma va spiegato con parole semplici e comprensibili, affinché i piccoli pazienti possano capirne il senso.

Spesso il “quitting”, cioè l’abbandono del trattamento è dettato dalla incapacità del piccolo paziente di gestire emozioni e abitudini variate derivanti dal trattamento stesso.

Pertanto, la prima cosa da fare è assicurarsi, insieme allo Specialista del Sorriso, di avere chiara la sostenibilità del trattamento durante la quotidianità del piccolo paziente.

Solo allora sarà possibile per i genitori aiutare il proprio figlio/figlia a:

  • Mantenere una igiene orale corretta, magari attivando rituali insieme che regalino anche un beneficio di tempo di qualità alla relazione genitore-bambin*;
  • Aiutare tu* figli* a evitare cibi che rendano difficile gestire un apparecchio e spostare la sua attenzione su quelli che invece può concedersi;
  • Controllare, senza pressare, che l’apparecchio venga indossato, soprattutto in caso di terapie funzionali mobili, dove è richiesta una maggiore partecipazione del paziente nella terapia.

Per avere maggiori dettagli sull’approccio con tu* figli* ti ricordiamo di rivolgerti al tuo Specialista del Sorriso nella tua provincia di pertinenza.

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La sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno.

Il nome più comune di questa sindrome è OSAS, che è l’acronimo inglese della c.d. Sindrome da Apnea Ostruttiva del Sonno, i cui sintomi possono essere osservati già in età pediatrica.

Perché è così importante?

La sindrome OSAS può avere effetti avversi importanti sulla salute generale, sullo stile di vita e sulle funzioni vitali di adulti e dei piccoli pazienti.

Come si manifesta?

La sindrome OSAS è spesso causata da una serie di condizioni e abitudini, nonché di disarmonie anatomiche.

In genere chi è affetto da questa sindrome, durante il sonno ha molti periodi in cui il respiro si ferma per alcuni secondi, talvolta anche per 10 secondi o più.

E’ riscontrato nella maggioranza dei casi, che il soggetto si svegli poco dopo l’episodio di interruzione della respirazione per ricominciare a respirare e che raramente ricorda le volte in cui si è svegliato.

E’ altresì possibile, che ci siano casi in cui la respirazione si presenti lenta e superficiale. In tal caso si parla di ipopnea. Poiché possono verificarsi anche questi episodi di ipopnea, in tal caso spesso i medici usano il termine “sindrome ostruttiva dell’apnea/ipopnea notturna”.

L’OSAS è una patologia molto comune e a causarla o aggravarla, spesso ci  sono condizioni di rischio quali:

  • Sovrappeso e obesità, in particolare i soggetti con collo spesso, poiché il grasso in eccesso nel collo può schiacciare le vie respiratorie
  • Tonsille ingrossate
  • Disarmonia dell’occlusione, come nel caso di una arcata inferiore piccola o sfuggente (una mandibola più arretrata del normale).
  • Posizione supina nel sonno, piuttosto che su un fianco.
  • Familiarità con la sindrome OSAS.

Questo per quanto riguarda i più piccini.

Negli adulti aggiungiamo questi fattori di rischio:

  • Assunzione di alcohol, che rilassa i muscoli più del solito e rende il cervello meno sensibile a un episodio di apnea. Ciò può portare a episodi di apnea più gravi in persone che altrimenti potrebbero avere una OSAS lieve.
  • Assunzione di farmaci sedativi come sonniferi o tranquillanti
  • Fumare

Quali sono i sintomi più evidenti che è il caso di rilevare, nel caso si sospetti che il paziente soffra di OSAS?

Vediamo insieme i sintomi notturni, ma anche le conseguenze diurne.

I sintomi notturni possono consistere in:

  • russamento,
  • respirazione rumorosa o ansimante,
  • frammentazione del sonno,
  • sonno agitato,
  • sudorazione eccessiva
  • risvegli frequenti.

I sintomi diurni possono comprendere:

  • respirazione prevalentemente orale
  • voce nasale (rinolatia)
  • problemi di attenzione e di rendimento
  • irritabilità e sbalzi di umore
  • sonnolenza e affaticamento,
  • iperattività,
  • scarso appetito
  • stanchezza cronica
  • mal di testa per lo più mattutino.

La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno può essere intercettata dal tuo Specialista del Sorriso di fiducia anche in virtù dell’implicazione dei difetti occlusali.

Rivolgiti al tuo Specialista per saperne di più.

Le afte in bocca: una dolorosa sintomatologia da trattare così

Le afte in bocca: una dolorosa sintomatologia da trattare così.

E’ molto probabile che tu abbia già sperimentato la sensazione dell’afta in bocca.

Avrai notato che sono piuttosto dolorose.

Questa sintomatologia è dovuta alle piccole, ma sensibili lesioni della mucosa orale che si possono presentare nella parte interna della bocca o  delle labbra.

Le lesioni possono presentarsi più o meno profonde, e sebbene a prescindere dal contatto diretto, sempre dolorose per via dello stato infiammatorio.

Tra le cause delle afte in bocca, è possibile che vi sia anche il montaggio dell’apparecchio ortodontico.

Quando e perché possono comparire dopo il montaggio dell’apparecchio?

Le afte possono comparire nei primi giorni a seguito dell’inserimento dell’apparecchio ortodontico a causa dello sfregamento ripetuto delle parti metalliche contro i tessuti.

Vediamo insieme quali possono essere i rimedi per prevenirle e curarle.

Per prevenire la formazione delle afte sono necessarie alcune manovre che possono decisamente fare la differenza.

  1. Effettua sempre un’accurata pulizia della bocca e dei denti, evitando gli accumuli residui di cibo che sensibilizzano i tessuti (gengive in primis);
  2. Riduci il consumo di alimenti che possono accelerare le infiammazioni, come spezie, aromi piccanti o alimenti ad alta temperatura;
  3. Effettua in modo costante i CONTROLLI ortodontici per verificare il corretto funzionamento e l’ottimale posizionamento dell’apparecchio.
  4. Usa uno spazzolino a setola morbida che non irriti o crei abrasioni sulle gengive durante la pulizia dei denti;
  5. È opportuna un’alimentazione ricca di vitamine e sali minerali, da assumereeventualmente con appositi integratori. Spesso le afte sono il sintomo di una demineralizzazione e di carenza di nutrienti specifici.
  6. Opta per risciacqui a base di aloe vera, malva ecc., capaci di apportare beneficio in caso di infiammazione locale oppure impacchi da applicare esternamente qualora l’afta, particolarmente irritata, causi gonfiore.

COSA FARE SE LE AFTE SONO GIA’ PRESENTI?

In caso le afte siano in stadio iniziale, in farmacia è possibile acquistare – previo consulto dello Specialista del Sorriso – un preparato che crea una piccola pellicola trasparente sull’afta, alleviando il dolore e accelerando la guarigione.

Tra le cure preventive e curative che implicano l’apparecchio è possibile anche utilizzare la cera ortodontica, reperibile anche nei supermercati, da applicare con le mani direttamente sulle parti metalliche del dispositivo più prossime alle lesioni.

La cera non inficia assolutamente la funzionalità dell’apparecchio, né la sua capacità di mantenimento nel tempo.

Si tratta di una pasta commestibile che non arreca alcun tipo di danno alla persona, può essere infatti usata regolarmente.

I TEMPI DI GUARIGIONE

Nonostante il fastidio sia rilevante, i tempi di guarigione delle afte sono piuttosto brevi.

Qualora le afte si ripresentino con frequenza o persistano, tuttavia, l’invito è sempre quello di recarti dal tuo Specialista del Sorriso per un controllo più approfondito.

Ti ricordiamo che puoi trovare il tuo specialista del sorriso qui: asio-online.it/specialisti

Non tutti sanno davvero di avere una malocclusione

Lo sapevi che, da una recente statistica, è saltato fuori che circa 26 milioni di italiani non sanno di avere una malocclusione.

TIPOLOGIA DI MALOCCLUSIONE

Le cause

La principale è di natura genetica. Spesso però può dipendere da scorrette o da altre patologie.

Ad esempio, dalla abitudine viziata di succhiarsi il pollice in età infantile, di spingere la lingua contro i denti, da un prolungato uso del ciuccio o del biberon da piccoli.

O ancora, può dipendere anche dalla tendenza a digrignare i denti durante il sonno, da interventi dentali non perfettamente riusciti, da fratture mandibolari guarite male o da tumori della bocca.

Che effetti ha sulla vita quotidiana?

La malocclusione si manifesta con problemi masticatori e fonetici.

Spesso, chi ne è affetto può presentare problemi legati a vertigini, cefalee e acufeni, fino a sintomi extramandibolari che coinvolgono il rachide, come cervicalgie e mal di schiena.

A livello dentale, chi soffre di malocclusione è maggiormente esposto al rischio di carie e parodontiti.

La diversità dei sintomi e la loro intensità dipende dalla tipologia ed entità di malocclusione dentale, tanto che in taluni casi può portare anche a difficoltà respiratorie e sintomi importanti di reflusso gastro – esofageo.

COSA FARE?

Indubbiamente, intercettare correttamente la tipologia di malocclusione è il primo passo per una corretta diagnosi e la progettazione di una terapia funzionale in grado di correggerla. Se presa per tempo – soprattutto nei pazienti più giovani – la terapia ha ottimi risultati sulla qualità e lo stile di vita.

Per saperne di più, rivolgiti sempre al tuo Specialista del Sorriso.

Denti che si muovono con apparecchio fisso: cosa fare?

Ho un apparecchio fisso e si muove un dente. Mi devo preoccupare?

Questa è di solito la tipologia di domande che uno Specialista in Ortodonzia usualmente riceve.

Diciamo pure che la combinazione apparecchio fisso – dente mobile è probabilmente tra le casistiche che preoccupano di più i pazienti.

Può accadere, infatti, che il paziente possa percepire l’indebolimento improvviso dei denti durante la permanenza dell’apparecchio fisso.

E’ importante sapere che durante il trattamento ortodontico la mobilità dei denti rappresenta un dato di normalità.

L’apparecchio, infatti, è proprio studiato caso per caso per muovere i denti e per effettuare una certa trazione. Pertanto, l’osso che si trova intorno ai denti subisce delle modifiche, fondamentali affinché si possano portare tutti i denti nella posizione correttamente studiata.

E’ tuttavia molto importane segnalare in quanto prima possibile al proprio Specialista la percezione di mobilità di uno o più denti in corso di terapia ortodontica. Sarà lo Specialista a rassicurarci sulla normalità della situazione oppure valutare movimenti potenzialmente incongrui.

Di conseguenza, tutta la bocca partecipa a questo movimento, sopportando anche uno stress.

Una volta concluso il trattamento, i denti smettono di muoversi in modo forzoso e si stabilizzano.

Quando allora è il caso di PREOCCUPARSI veramente?

Esistono situazioni circoscritte in cui è il caso veramente di preoccuparsi per la mobilità dentale durante il trattamento con apparecchio fisso. Queste circostanze implicano la rilevazione di un movimento particolarmente accentuato dell’elemento, dove è il caso di effettuare un approfondimento diagnostico.

E’ tuttavia molto importante segnalare quanto prima possibile al proprio Specialista la percezione di mobilità di uno o più denti in corso di terapia ortodontica. Sarà lo Specialista a rassicurarci sulla normalità della situazione oppure valutare movimenti potenzialmente incongrui.

Questo perché potrebbe essere presente un problema di natura parodontale (ovvero dei tessuti che sorreggono il dente).

In questo caso, è bene rivolgersi allo Specialista per una visita specifica e verificare tramite accurata diagnosi se esista effettivamente il rischio della perdita – spesso remota  –  del dente.

Teniamo in considerazione, che alcune patologie parodontali sono spesso rilevabili tramite un esame radiografico noto con il nome di OrtoPantomografia (OPT) che viene effettuata spesso dallo Specialista in Ortodonzia già nelle prime fasi del trattamento ortodontico.

Qualora invece fosse necessario un approfondimento diagnostico, si potrà ricorrere all’uso delle radiografie endorali mirate ed al sondaggio del tessuto di supporto.

Questo evento di mobilità può capitare anche con apparecchi mobili?

Ricordiamo che si tratta di casi rari, che tuttavia possono essere riscontrati sia in corso di trattamento fisso che mobile, talvolta anche in corso di trattamento con allineatori o mascherine “invisibili”.

Per saperne di più, come sempre, ti invitiamo a cercare il tuo Specialista in Ortodonzia tramite il nostro sito www.asio-online.it, che sarà pronto a rispondere alle tue domande.